Si racconta la storia di Ipazia – astronoma, matematica e filosofa, erede della scuola alessandrina (370-415 d.C.) – fatta massacrare dal vescovo Cirillo per mettere a tacere la sete di sapere e la libertà di pensiero che la animavano.
Antesignana della scienza sperimentale, studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro.
Nell’anno dedicato all’astronomia è legittimo chiedersi come potrebbe essere il mondo oggi e con quanti secoli di anticipo avremmo conseguito le conquiste moderne, se persone come Ipazia fossero state lasciate libere di esprimersi e di agire. La prima parte del romanzo, avvalendosi di un’accurata ricostruzione del contesto storico e culturale, narra l’avventura di Ipazia negli aspetti pratici, quotidiani, scientifici e politici: una vita che assume connotati sempre più drammatici, fino al tremendo e atroce epilogo.
Nella seconda parte la voce narrante è quella della stessa Ipazia che ci parla dei suoi sogni, delle sue ricerche e della sapienza di cui era depositaria.
Un sapere millenario che, dopo il crollo del mondo ellenistico e il trionfo del cristianesimo, è rimasto sepolto per secoli, fino al nascere della scienza moderna.
ADRIANO PETTA
(Carpinone 1945) è studioso di storia della scienza e di storia medioevale. I suoi romanzi storici Eresia pura (2001) e Roghi fatui, Assiotea (2010) e Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo (La Lepre 2009) sono tutti dedicati a figure storiche che si sono battute per la libertà di pensiero e approfondiscono la tematica del conflitto tra ragione e religione.
ANTONINO COLAVITO
(Roma 1947 – 2007) Ha scritto la seconda parte del libro Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, per lui l’unica esperienza di scrittura, nella quale ha narrato – o, come soleva dire, sognato – discorsi intorno alla filosofia e alla scienza.